IL RUOLO DELLA DONNA

È indubitabile che la Chiesa cattolica è stata e tuttora è esclusivamente maschile in relazione al diritto canonico. Tale situazione è stata determinata non tanto o non solo dall’evolversi delle tradizioni ecclesiali, quanto piuttosto da letture non sempre legate al fondamento essenziale delle Scritture. Talune ostinate fedeltà e interpretazioni letterali di passi di Genesi e soprattutto di quelli delle lettere paoline, hanno portato nella Chiesa la donna ad assumere una condizione di netta subordinazione rispetto all’uomo nei ruoli e nelle funzioni.

Probabilmente il peccato originale, commesso inizialmente dalla donna, secondo il racconto biblico, ha determinato in molte epoche storiche un’asimmetria di ruolo tra i due generi, relegando la donna stessa a quello di madre e di compagna sottomessa all’uomo.  In effetti il Vecchio Testamento, disegna una società patriarcale e maschilista in linea con i tempi e la stessa cosa avviene con San Paolo che immagina per esse una condizione di umiliante sottomissione all’uomo.                                                                     


Si dimentica che la missione di Gesù di Nazareth supera qualsiasi relazione unicamente maschile e viene accompagnata costantemente dalla presenza femminile negli anni della predicazione, fino al momento della morte ed a quello della resurrezione, provando così che la donna è stata parte essenziale della comunità della fede, come è evidente dal fatto che il figlio di Dio entra nella storia per merito di sua madre Maria. Dopo il IV secolo si compie una condizione di emarginazione della donna nella Chiesa, nonostante figure eccezionali d’impegno ecclesiale, culturale ed umano (come quelle di Teresa d’Avila, madre Teresa di Calcutta, Cristina di Svezia). Né il Concilio Vaticano II, né la Mulieres Dignitatem di Giovanni Paolo II, né un documento dell’allora cardinale Joseph Ratzinger sono riusciti a dare davvero dignità alla donna e ad inserirla negli ambiti in cui si prendono decisioni importanti nella Chiesa.

Se vogliamo superare il principio di dipendenza, dobbiamo sostituirlo con quello d’interdipendenza e di pari dignità di genere. Papa Francesco, in una recente udienza plenaria con l’Unione Internazionale delle Superiori Generali, ha affermato con estrema chiarezza: “Mi preoccupa il persistere nelle società di una certa mentalità maschilista, mi preoccupa che nella stessa Chiesa il servizio a cui ciascuno è chiamato, per le donne, si trasformi a volte in servitù” e ha precisato che: “Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Solo compiendo questo passaggio si potrà riflettere meglio sulla funzione della donna all’interno della Chiesa”.

                                     

Sono parole importanti per sostenere l’emancipazione della donna che ovviamente non va clericalizzata, ma valorizzata nei carismi, rispettata nella dignità ed accolta con la sua autorevolezza in tutti i consessi in cui si prendono decisioni importanti per il popolo di Dio. Stiamo parlando degli organismi consultivi e decisionali anche vicini al papa, in cui è giusto che ci sia la contemporanea presenza di uomini e donne. Questo cammino di emancipazione della donna ha sempre incontrato corpose resistenze da parte di quanti lo ritengono dirompente per le logiche legate alla tradizione, ma occorre perseguirlo con tenacia perché il “genio femminile”, come lo ha chiamato papa Francesco nella Evangelii Gaudium del 2013, sicuramente potrà essere lievito per trasformazioni positive nel percorso della Chiesa rispetto ai temi dell’evangelizzazione e della promozione umana.



Bibliografia 

Umberto Berardo, 2018, Il ruolo della donna nella Chiesa cattolica, Il bene comune

https://www.ilbenecomune.it/2018/06/20/il-ruolo-della-donna-nella-chiesa-cattolica/

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